lunedì 20 giugno 2016

Donne al potere





La notizia mi arriva inaspettata, mentre guido l'auto per andare al lavoro: "Vittoria alle amministrative delle donne Cinquestelle che conquistano Roma e Torino, stracciando il PD", annuncia lo speaker della radio con noncuranza. Mi interessano poco le riflessioni politiche post elezioni e le sfumature sulle percentuali, in un mondo dove di politica, - nel significato più alto del termine, intesa come cosa pubblica, in contrapposizione ai biechi interessi egoistici - ne è rimasta davvero poca. La notizia mi lascia sorpresa ed al contempo perplessa: "Avranno vinto solo perchè sono donne ed in quanto tali la loro elezione esprime un segno radicale di cambiamento o perchè davvero queste sorelle hanno una marcia in più rispetto agli uomini che hanno battuto? Cosa le ha spinte a sfidare il potere maschile, a rompere il tetto di cristallo, per conquistarsi il loro posto al sole? L'hanno fatto con l'assenzo degli uomini o in contrapposizione e malgrado l'opinione di questi? Chi le ha votate e perchè?" Probabilmente nemmeno le neoelette sindaco di Torino e Roma sanno dare una risposta definitiva a queste domande a cui solo il tempo darà evidenze e certezze, ma ormai il sospetto si annida come un tarlo nella mente: "Ne varrà la pena di rinunciare a tutta la propria vita privata per sfidare gli uomini su un terreno che non ci appartiene fino in fondo o per lo meno così come è stato costruito e strutturato con le regole e modalità che il mondo maschile ha stabilito a sua immagine e somiglianza? Non finiremo poi per comportarci allo stesso modo, se non peggio, degli uomini che sino ad oggi abbiamo criticato? Ed inche  cosa consiste effettivamente questa decantata differenza fra il genere maschile e femminile? Siamo davvero tutte uguali, tutte portatrici di flessibilità, comprensione, voglia di cambiare le cose in maniera onesta e pulita?" 
Non ne sono convinta. Gli uomini come le donne non sono tutti uguali. Ci sono sfaccettature differenti nel pensiero degli uni e delle altre. 
Di donne che si comportano peggio degli uomini, a quarantasei anni, ne ho viste parecchie ed il sospetto che malgrado l'entusiasmo iniziale poi le cose non migliorino così radicalmente come ci si aspetterebbe riprende a consumarmi dal di dentro.
"Perchè solo alcune riescono a rompere il tetto di cristallo e con quali modalità?". Mi sorge il sospetto che il prezzo da pagare sia la trasformazione, l'alienazione, il ripudio del modello femminile per abbracciare senza riserve il modello maschile altero, prepotente e senza scrupoli. Sarebbe una vittoria questa? Sarebbe come vincere una partita a tavolino, con carte false, truccate dagli uomini per mostrare un cambiamento di fatto inesistente. Sarebbe come vestire con la gonnella uno spaventappasseri per non mostrare di che paglia è fatto il sistema. A chi gioverebbe?  
Se il prezzo da pagare per ottenere il successo è l'alienazione da sè stesse, la riproduzione di un modello sbagliato ed irrispettoso che non ci appartiene, la rassegnazione ad una politica fatta di duelli tra politici di fazioni avverse che disputano tra loro per il solo gusto della guerra, senza entrare mai nel merito della discussione, senza la libertà di poter mai cambiare idea, allora io preferirei di gran lunga non vincere e continuare a rimanere più onestamente sulle barricate. Ma diamo tempo al tempo e chissà, magari dovrò ricredermi.


venerdì 10 giugno 2016

Ancora una vittima




Ed ogni volta speri che sia l'ultima, ti auguri che non succeda mai a te ed ai tuoi cari, preghi per tua figlia, tua madre, tua sorella, ma anche per quel volto ancora sconosciuto che domani sarà pubblicato su tutti i giornali e che come una stella cadente, dopo qualche giorno sarà dimenticato. Perché la morte delle donne non fa più notizia. Ci stiamo lentamente abituando ai femminicidi, come ci siamo abituate alle guerre, alle stragi, ai morti assassinati dalla mafia, agli stupri in India, alle spose bambine ed a tutto ciò che consideriamo lontano ed altro da noi, tutto ciò che entra in quella maledetta sottiletta di cristallo che chiamiamo televisore e ne viene inghiottito per sempre.
Perchè è troppo difficile dare  ascolto ad ogni singola voce disperata che viene dalla strada, dal mare, dal bosco, dalla casa di fianco, dalla piazza sotto casa, è un dolore che si riapre ogni giorno ed allora chiudiamo gli occhi, per non vedere, per non sapere, per sopravvivere, ma ogni volta che chiudiamo occhi, bocca ed orecchie ci rintaniamo in una corazza d'indifferenza che ci soffoca e che diventa ogni giorno più spessa ad ogni nostra esitazione.
Perchè non c'è felicità se si è soli. Perché non c'è libertà se si rimane chiusi in casa. Perchè non è vita se non è spesa per migliorare il mondo che ci circonda, anche con gesti semplici, anche solo con l'ascolto.
Come cambierebbe improvvisamente il mondo se ciascuno di noi, maschi e femmine, cominciassimo a porre più attenzione anche a chi ci sta vicino, per un minuto o per la vita, se invece di rinchiuderci in casa, abitassimo le case e le piazze, come salotti per incontrarci, ascoltarci.
Perchè certe volte fingiamo di non vedere, di non sapere, ma il mostro ce l'abbiamo in casa, al lavoro, in palestra, a scuola e persino all'oratorio.
Fidiamoci di più di noi stesse e dei nostri campanelli d'allarme: non passiamo oltre quando il solito cretino fa un commento pesante per strada, non ignoriamo l'uomo ben vestito che fingendo di leggere il giornale ci tocca il fondoschiena, non sorridiamo al collega che fa battute fuori luogo sul modo di vestire di una cliente, non permettiamo più che il capo usi un linguaggio da caserma in nostra presenza, non diciamo si al prete che ci vieta di salire sull'altare, ma non disdegna le nostre pulizie in chiesa, non permettiamo che i nostri uomini ci manchino di rispetto, non giustifichiamo la cafonaggine dei nostri figli maschi, non diventiamo le loro schiave, non permettiamo che ci trattino come oggetti del desiderio o come badanti, cameriere, segretarie. Riprendiamoci le nostre vite e abbiamo per prime il coraggio di cambiare noi stesse ed il mondo che ci circonda. Facciamolo per noi, ma anche e soprattutto per le nostre figlie ed i nostri figli. Facciamolo per credere ancora che possa esserci un domani.